Salì più in fretta che poté, impacciata dall’abito da sposa e con i piedi scalzi, che ormai le facevano male.
Maria l’aspettava sulla porta, un sorriso largo come una piazza e gli occhi lucidi per l’emozione di rivederla, anche se l’aveva vista fuggire dalla chiesa meno di un’ora prima.
«Ammazzate ao’, che sceneggiata! Li hai lasciati tutti a bocca aperta»
«Oddio, non mi dire niente ti prego, sto’ in confusione, ho due o tre Paola dentro di me, che non fanno altro che discutere»
La fece entrare, non fece in tempo a chiudere la porta, che Paola era sdraiata sul divano, improvvisamente la tempesta dentro di lei, così come era arrivata, se ne andò, lasciandole un senso di vuoto e smarrimento che, subito, le smossero un pianto dirompente.
«Tieni bevi un po’ d’acqua» le disse allungandole una bottiglietta piena a metà.
Lei, tra i singhiozzi, bevve cercando di non strozzarsi, poi finalmente riprese fiato.
«Allora me lo dici che cosa ti è passato per la testa?»
«Ma tu perché sei già a casa? Come facevi a sapere che venivo da te?»
«E come facevo? Ti conosco, mi sono detta, sta scalza, senza soldi, senza chiavi di casa, dove può andare? Verrà da me, sicuro. Così quando ho realizzato che eri scappata sul serio, mi sono fatta portare qui con lo scooter da Massimo, poi lui è tornato in chiesa, ha detto che non si vuole perdere i commenti e le reazioni»
Paola sorrise e si abbracciarono, come facevano sempre, uno di quegli abbracci che non vorresti finissero mai, con i corpi che si passano il calore e le anime che si toccano. Stettero strette l’una all’altra finché non si calmarono i singhiozzi e il respiro si fece più rilassato. Poi si guardarono dentro gli occhi, fino in fondo, fin dentro le pieghe più recondite delle loro essenze.
«Ma che ti ha preso?»
«Mari’, non lo so, ad un certo punto è stato come se mi mancasse il respiro, come se l’aria intorno a me si fosse fatta tanto spessa da non entrarmi nei polmoni, ho sentito ‘sto groppo in gola e un botto in testa, una vocina m’ha detto scappa, scappa, scappa e so’ scappata via. E quando stavo sul taxi ho cominciato a pensare perché ero scappata, e mentre scendevo qui sotto, tra la gente che mi guardava ridendo, l’ho capito Mari’ perché so’ scappata.
Perché mi sono rotta le palle, perché ad un certo punto mi sono resa conto che lui mi ama, ma ogni volta che me lo dice c’è sempre un pezzo in più, c’è sempre l’aggiunta.
C’è sempre un ti amo ma non è il momento, ti amo ma sai che mamma o papà, o Mario o Francesco o ‘sto cazzo fiorito che non so che cosa c’ha da di’ su di noi.
Ti amo ma dovresti essere più diplomatica, ti amo ma ci vuole pazienza, ti amo ma tu non devi dare di matto certe volte, ti amo ma, ma, ma vaffanculo tu e tutti i ma del mondo.
Perché ti prendi quel ti amo e mandi giù il ma, perché pensi sia colpa tua e mandi giù, perché pensi di essere inadatta e mandi giù, perché pensi che non ti meriti altro e mandi giù. Ma ogni volta che lo fai, sui muri di quella cattedrale d’amore che hai costruito per lui, si fa una crepa, viene giù un po’ d’intonaco, e poi un’altra crepa e un altro po’ d’intonaco e alla fine viene giù la cattedrale e tu vorresti scappare.
Te ne vorresti andare alla stazione e prendere un treno qualsiasi che ti porti lontano, ma c’hai solo una fontana nella pancia e piangi da sola, in silenzio, lontano da lui e da tutti, senza che nessuno se ne accorga.
Ecco, io tutto questo non lo voglio più. Basta!
Voglio un uomo che mi ami punto, uno che mi prenda tra le braccia e mi dica ti amo punto. O ti Amo punto esclamativo che è meglio.
Voglio uno che mi guardi negli occhi e che ci si perda, senza ma e senza sé.
Uno che mi guardi dall’altra parte della stanza e io mi senta spogliare l’anima, non togliere le mutande.
Voglio uno che si svegli la mattina e pensi che sia Natale ogni giorno, che ogni giorno mi guardi come fossi la sorpresa dell’uovo di Pasqua, che ogni giorno mi faccia sentire l’unica donna del mondo, l’unica femmina che se lo sia mai scopato!
Uno che m’abbracci pure se lavo i piatti o il pavimento e mi dica ammazza quanto sei bella con ‘sti guanti gialli o con i capelli tirati su.
Voglio uno tsunami dentro il cuore, no una scossetta de terremoto che scrosti un po’ il cornicione, a me me deve veni’ giù tutta la casa Mari’!
Voglio essere felice, ma tanto felice che non te lo puoi tenere dentro e devi chiama qualcuno per raccontarglielo, per dirgli so’ felice come quando m’hanno regalato il piccolo forno o la casa di Barbie.
Voglio essere felice ogni giorno solo perché c’è qualcuno che mi ama col punto esclamativo, senza mezze misure, o io o morte e ‘sti cazzi del resto.
Voglio l’amore Mari’, perché se quello che c’è stato finora è amore, allora non ho capito un cazzo e voglio sta’ da sola.»
Maria l’aveva ascoltata parlare di getto, a bocca aperta, poi disse solo «Ma perché ce stanno uomini così?»
«A Mari’, ma vaffanculo!»
E risero, finalmente risero insieme.
[continua]
